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lunedì 3 settembre 2012

La luce imperialista

di Alberto Capece

Da ieri le lampadine a incandescenza sono fuorilegge: dovremo necessariamente affidarci alle fluorescenti, con quella luce da ufficio all'ora dell'uscita. Pazienza, cosa non si fa per combattere la Co2 o per aumentare la produzione di mercurio che appare essere letale nei termometri messi al bando, ma benefico nelle nuove lampadine che ne contengono ognuna 5 milligrammi. Bizzarrie, diciamo così per carità di continente, dell'Europa. Ma insomma vecchi filamenti addio e insieme luci calde, penombre di biblioteche, lampade discrete sul comodino accanto al letto, i colori del buio al quale siamo abituati.

E' passato poco più di un secolo da quando le lampadine hanno definitivamente soppiantato gas illuminante, candele, lanterne anche nelle piccole città, un periodo di 120 anni che non a caso si chiama secolo americano.Vi domanderete cosa c'entri, ma il fatto è che anche la lampadina è entrata nella sfera dell'immaginario che fa parte dell'imperialismo culturale d'oltre atlantico. Tutti noi infatti sappiamo che la lampadina è stata inventata da Edison nel mefistofelico laboratorio di Menlo Park. E invece è stata inventata e anche prodotta, sia pure in piccole quantità, da Heinrich Goebel nel 1854, quando Edison aveva 7 anni. Certo era un'invenzione precoce, visto che l'energia elettrica mancava quasi dovunque. Ma ciò non toglie che, come accade a Meucci per il telefono, ci vollero anni  e lunghe battaglie sia sul piano legale che su quello del riconoscimento scientifico, prima che fosse ristabilita la verità.

Tuttavia continuiamo a sapere che la lampadina è stata inventata da Edison, ma scommetto che la stessa cosa accadrebbe se domandassimo dove è nata la televisione o l'automobile o il computer o internet. Basta fare una ricerca non superficiale per sapere che nella seconda metà degli anni 30 la televisione era sconosciuta in America, ma in gran Bretagna esistevano 40 mila abbonati a due stazioni televisive ognuna delle quali trasmetteva con una tecnologia differente, in Germania c'erano 50 mila abbonati e di fatto la prima trasmissione televisiva non sperimentale fu quella dell'apertura dei giochi olimpici di Berlino nel 1936.  Persino in Italia alla vigilia della guerra c'erano alcune migliaia di televisori, sia pure destinati alle sperimentazioni mediatiche di regime.
Anche l'automobile è tutta europea, come potremmo sospettare dal fatto che il motore a quattro tempi viene moltiplicato per due e designato ciclo Otto dal nome dell'ingegnere che lo ha brevettato, Nikolaus August Otto per l'appunto, sia pure sulla base di realizzazioni precedenti dovute a Barsanti, Matteucci e Beau de Rochas. In America al contrario è stato inventato il fordismo.
Per il computer non ne parliamo: dalla macchina di Babbage e dai primi programmi scritti per quello strano coso da Ada Lovelace, la figlia del poeta Byron, alle macchine di Herman Hollerith, alle realizzazioni svedesi per il calcolo astronomico automatico, al pazzo Turing, ci sarebbe da scrivere un romanzo: fatto sta che per unanime riconoscimento il primo computer, funzionante con codice binario, secondo lo schema di von Neumann e programmabile è lo Z1 di Konrad Zuse, costruito nel 1939 nell'appartamento berlinese dove il giovane ingegnere conviveva con i genitori. E persino internet, così come lo conosciamo, è nato in realtà al Cern di Ginevra.

Vabbè mi sono inutilmente dilungato: la cosa significativa è che la massa di informazioni o meglio di comunicazioni che ci sono trasmesse, portano ad avere un'impressione molto diversa e cioè che tutto sia nato e nasca oltre altlantico, suggerendoci l'impressione correlata che ciò sia dovuto non al fatto che gli Usa sono un Paese continente con enormi risorse e con una potenza in grado di risucchiarle da tutto il mondo, ma a un insieme di valori che gli ultimi trent'anni liberisti hanno portato al parossismo. Così siamo portati ad imitare in ogni cosa - compresa l'istruzione - un sistema che in realtà vive grazie di straordinarie rendite di posizione e a scambiare realizzazioni commerciali o immensa disponibilità di fondi o sfruttamento intensivo di risorse altrui, con inventiva e sapere.

Ma a volte basta accendere una lampadina per accorgersene.








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