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giovedì 12 luglio 2012

Lungimirante ribellione

di Luisella Nuovo Floris

Mi ricordo mio nonno seduto in poltrona con il cruciverba in mano, aspettare la sigla che annunciava l'inizio di Radio Mattina. Prima l'ora esatta, poi le notizie. Solo allora prendeva la matita e iniziava a leggere le definizioni. Le annunciava come il giornalista in radio, alzava lo sguardo e mi sorrideva. Credo d'aver amato la nostra lingua grazie a lui e alla sua voglia giocosa d'insegnarmela. Era un uomo tranquillo, dotato di un'eleganza d'altri tempi e di una saggezza montanara anche nell'incedere. A volte sento più forte la sua mancanza, ma mi consola - almeno - il pensiero che a lui sia stata risparmiata la visione di questo secolo.

"Sette verticale, nessun aiuto, dodici lettere: capacità di prevedere per tempo ciò che potrebbe accadere e di adeguarvi con saggezza l'agire"

Pensando a lui oggi, lo immagino guardarmi sornione ed enunciare così la definizione di "lungimiranza". Le parole crociate a volte lo aiutavano a spiegarmi i fatti della vita, a trovare quel senso che io, ancora troppo ragazzina, non cercavo neanche.

Era un grande risparmiatore e un instancabile lavoratore, mio nonno. Falegname nel DNA aveva trovato a Torino un lavoro come dipendente, dignitoso per chi la guerra e l'occupazione in Alta Langa l'aveva pagata cara negli affetti e in bottega. Eppure, son sicura, questa "Spending review" non l'avrebbe capita.
Quando usciva di casa, indossava sempre il cappello e la giacca e camminava appoggiandosi all'inseparabile bastone da passeggio. Prima il tacco e poi la punta della scarpa, come chi è abituato a procedere su strade in salita. Una vita faticosamente in salita. Ecco, lui non avrebbe compreso il perché di queste scelte che non guardano alla cima, ma pensano a scansare i sassolini sulla strada dell'oggi. Non avrebbe neanche concepito l'idea di considerare sassolini altri esseri umani..

Chi lavora il legno, ma anche chi in una falegnameria è casualmente entrato almeno una volta, può capire il fascino che esercita un tronco ancora grezzo, l'idea che ha già insita in lui, la forma che prenderà ma che ancora non è visibile. Allo stesso modo quale essere umano cui è stato affidato (in qualsivoglia legittima o poco legittima maniera) il destino di un paese, può selezionare la futura classe dirigente, gli scienziati, gli intellettuali di domani attingendo solo ed esclusivamente dall'uno per cento della popolazione? Quanto "legno grezzo" questo governo ha deciso diventerà cenere per camini? Come si può con lungimiranza privare della possibilità di crescere e studiare, utilizzando come unica discriminante il ceto sociale e il reddito? Quale saggezza nell'agire? Se di giustizia ed equità sociale ormai non si parla più, sarebbe almeno il caso d'utilizzare la capacità di prevedere per tempo ciò che potrebbe accadere.

Così come, proprio per la legge di un mercato caro solo ai pochi che s'ingrassano grazie a esso, dovrebbe essere chiaro che un paese in decrescita con disoccupazione, sotto occupazione, "altra e diversa" occupazione a termine, il mercato affonda. Lo sanno bene gli artigiani, lo sapeva bene mio nonno.
Invece pare si punti (atrocemente) sulla capacità di sopportazione o, peggio ancora, sull'ormai bassissimo istinto di sopravvivenza. Tanto il colpo di grazia lo daranno i posti letto mancanti e i tagli alla sanità. Mio nonno non capirebbe, ne sono certa. Mi guarderebbe, ahimè, senza sorriso sornione e s'interrogherebbe sul sinonimo d’emigrazione.
Io punto, invece, su una nuova definizione per il nostro futuro, affinché ci sia un futuro. Lungimirante ribellione, caro nonno. Il radio giornale è terminato ed è proprio giunta l'ora di posare la matita e uscire in strada. Sempre piu in salita.

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