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lunedì 5 marzo 2012

Demenzial Tav


di Massimo Pizzoglio

ll mistero e il complotto si aggirano nei sotterranei d'Europa, in particolare sul confine italo-francese, ma propagandosi per tutta l'area mediterranea.

Le recenti affermazioni dell'ex-magistrato ed ex-senatore Imposimato sulla TAV come causa degli assassinii di Falcone e Borsellino, dopo un primo momento di perplessità storico-temporale, spalancano nuovi scenari e pongono nuovi interrogativi. Buona parte della nostra storia potrebbe avere una chiave di lettura diversa e alcune scoperte considerate trascurabili acquisterebbero nuovo valore.

Prende altra luce il ritrovamento, durante lo scavo per le fondamenta della villa di Craxi ad Hammamet, di reperti su cui si poteva leggere del progetto di Accheduebale Barca, fratello meno conosciuto di Annibale e Asdrubale, per un tunnel sotto le Alpi che avrebbe facilitato il passaggio delle truppe cartaginesi. Progetto poi abbandonato dopo le proteste degli elefanti che si rifiutavano di camminare per cinquanta chilometri in un buco angusto e malamente ventilato, l'uno contro l'altro in fila indiana (che ancora non si sapeva cosa fosse, ma già rendeva l'idea...)
L'idea venne riproposta a Capua, durante gli ozii, ad alcuni capi della Antica Camorra Organizzata, che la accantonarono per momenti più propizi.

Anche l'assassinio di Giulio Cesare sarebbe legato alla traforazione delle Alpi che, dopo la conquista della Gallia, sarebbe stata un'opera importantissima per il collegamento veloce della emarginata penisola con il resto del nascente impero.
Soprattutto durante l'assedio di Alesia, il Nostro pensava a far giungere rapidamente truppe fresche e rifornimenti da Augusta Taurinorum, tanto che in un frammento recentemente ritrovato del De Bello Gallico, egli parla di una linea "Taurinorum Alesiae Velox" e vagheggia della possibilità, in futuro, di percorrere da Augusta a Lugdunum in una clessidra e mezza.
Per questi sintomi di follia e per gli interessi economici occulti che avrebbe toccato quell'opera, Bruto e Cassio complotteranno per ucciderlo: pare che, delle ventitré pugnalate assestategli dai numerosi congiurati, quella mortale gli sia stata inferta da tal Notavio.

I secoli bui spazzeranno via questi progetti e le grandi esplorazioni marittime distrarranno la malavita organizzata dal rispolverare idee perforanti, ma all'inizio del XVIII secolo piemontesi e francesi, con la scusa "è la guerra che ce lo chiede!" faranno esperimenti congiunti di scavo di nuovi tunnel, in concomitanza con l'assedio di Torino (messo su per coprire il rumore dei lavori).
Lavori che proseguirono con gran lena e reciproca soddisfazione finché un perforatore piemontese, Pietro Micca, nell'enfasi di far saltare l'ultimo diaframma di un tunnel di prova, esagerò con la carica e saltò in aria con tutto il tunnel e il progetto.
(La frase:"sei più lungo di un anno senza tav..." che indirizzò al suo collega rimase troncata dallo scoppio e non ne conosceremo mai il significato).

Ma anche sul versante transalpino le cose proseguivano in maniera torbida e oscura.
Jean-Paul Marat, che nelle "Catene della schiavitù" ben descrive come utilizzare l'esercito contro il popolo ribelle, viene ucciso dalla giro(to)ndina Charlotte Corday mentre firmava, nella vasca da bagno per massimo spregio, l'autorizzazione alle trivellazioni da parte francese, come si intravede nel famoso dipinto di David.

Tutto si gioca sotto traccia per più di un secolo, quando l'anarchico Gaetano Bresci uccide il re Umberto I a Monza, mentre si recava al Ministero delle Ferrovie Padane per dare il via finale alla "vera" perforazione delle Alpi dopo la "prova" del Frejus.
Il Bresci, che proveniva dagli Stati Uniti, dirà a sua discolpa: "E' l'America che ce lo chiede!"

Con il fascismo, le grandi opere tornano in auge e Mussolini ne è strenuo fautore:
per l'Agro Pontino mette direttamente in concorrenza la Mafia del Brenta, la Camorra e la Banda della Magliana.
Ma è proprio la litigiosità tra i contractors che lo farà desistere da un nuovo tunnel sotto l'arco alpino.
Pare che di passaggio a Venaus, fermasse la macchina e, in piedi e con i pugni sui fianchi, gridasse irato alle montagne: "noi vi spezzeremo le reni!"
Ma poi, come al solito, non se ne fece nulla...

Con l'odierna ondata di intrighi e sospetti, sorgono anche dei dubbi sulla coincidenza dell'Orso d'oro, dato dai tedeschi ai fratelli Tav-iani...
Che, alla premiazione, avrebbero detto:" è Rebibbia che ce l'ha chiesto!"

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