7555a9d03dfe41c98f85ac913f34049d

Cerca nel blog

lunedì 21 novembre 2011

I Monti di pietà


di Anna Lombroso


Mi secca,mi urta, mi irrita. Ma soffro la stessa malattia del capitalismo, siamo demoralizzati.
Per quanto mi riguarda, demoralizzazione, come sul vocabolario, vuol dire perdita di fiducia in se stessi e negli altri, abbattimento, frustrazione. Per il capitalismo come da tradizione potente e prepotente, arrogante e autoreferenziale, vuol dire perdita della morale, dismissione di ogni regola di condotta, anche di quelle funzionali all’economia.
E sono preoccupata, perché se per quanto mi riguarda può significare, disillusione, diffidenza, paura e disincanto, per quanto riguarda il capitalismo significa rinuncia a ogni standard di onestà, di autocontrollo, di rispetto dei limiti, a costo di un vortice sempre più profondo e buio di rapacità e iniquità.

C’è poco da stare allegri, anche per via di un infecondo quanto giocondo abbandonarsi al cinismo come moderna declinazione del realismo, se l’illuminato Scalfari scrive che l’equità sarà il “lubrificante” del rigore e del contenimento della spesa, se il presidente del consiglio si prodiga in nome dei giovani condannandoli alla Gelmini, se come dice il Simplicissimus si vuol curare l’Europa malata di liberismo con la malattia. Perché non si è certo disfattisti se si osserva che le ricette del liberismo e della turbo finanza non devono essere così efficaci per i popoli, se a fronte dei un debito pubblico formidabile l’Italia è il Paese occidentale che registra più disuguaglianze e uno stato sociale sempre più impoverito e inadeguato.

E succede paradossalmente che nazioni demoralizzate scelgano i governi che corrispondono meglio all’illusione di allearsi con il capitalismo senza morale e senza scrupoli, sperando di salvare il poco che hanno. Istanza illusoria appunto perché se all’enorme volume di attività finanziarie non corrispondono attività reali, si producono un circolo vizioso inflazionistico e inevitabili effetti recessivi, con una ridistribuzione perversa delle risorse.
E con un messaggio simbolico di tremenda iniquità: i giocatori d’azzardo non devono i loro guadagni al lavoro ma alla fortuna di pescare il jolly, all’astuta gestione delle carte, a un sistema truccato con l’aiuto di politiche monetarie che escludono dalle loro contabilità l’inflazione finanziaria, insomma a un meccanismo con pochi rischi, che non crea ricchezza reale e favorisce immaterialità e instabilità.

Si sono demoralizzata, perché non c’è niente di dietrologico o complottista nell’aver paura del peso bancario nei governi, se in barba ai conflitti di interessi si attribuisce ad esso una potenza salvifica. Grazie all’abnorme espansione finanziaria sono le banche a aver riacquistato egemonia a danno degli Stati nella creazione di “moneta”. E la moneta non è la terra, non è il grano, è una tremenda aleatoria convenzione e quando il gioco di prestigio di estrarre sangue da una rapa, o reddito da un capitale virtuale, si fa rischioso, allora il valore scende e, per dirla con Galbraith, gli stolti sono separati dal loro denaro.
Il capitalismo diventa più ebbro di accumulazione e profitto, quindi più cieco e forse più autodistruttivo. Ma i poveri diventano più poveri. I ricchi più ricchi. E i Paesi meno democratici.

1 commento:

  1. L' Euro quale zona e moneta si trova davanti alla sua scelta spietata per sopravvivere: strangolare milioni di cittadini per riaffermarsi oppure creando e aggiungendo un'altra sua competenza: quella di essere l'unica a decidere sul tesoro di ogni paese membro. Così la schiavitù e la povertà reale di milioni di europei sarà garantita da una dittatura finanziaria senza precedenti nella sua storia. Riaffermando da un lato il suo pugno di ferro sulla liberalizzazione dei mercati e sulle importazioni, decidendo sui bilanci di ogni stato, alla fine avrà ottenuto di portare alla disperazione i popoli europei, cioè i semplici cittadini comuni ( dal disoccupato all'operaio al piccolo imprenditore, dal proletario ai piccoli risparmiatori e all'intera classe media). Già muoiono i piccoli imprenditori e i dipendenti di ditte rovinate dalla importazione di prodotti a costo inferiore tipo quelli cinesi, ora non resta altro che far morire di fame milioni di poveracci che non avranno più garanzie. Peggio del morto regime sovietico, peggio del tanto deprecato mondo comunista. Disperazione e avvilimento per la propria sopravvivenza prendono il posto dell'avvilimento e livellamento del mondo comunista reale, che comunque era più umano del mondo del "capitalismo liberale" che neppure paga uno stipendio e una pensione a tutti come almeno faceva la vecchia URSS. Guardate a cosa ha portato la vittoria del "liberismo" tanto sbandierata dopo il crollo dell'URSS.

    RispondiElimina