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martedì 11 ottobre 2011

I condoni imperdonabili


di Anna Lombroso


Il governo più iniquo è anche il più bonario: condoni, pacificazione storica, perdonismo, assoluzioni senza processi nemmeno brevi. L’alleanza con la chiesa indica la strada dell’indulgenza: tre avemaria e un pagamento concordato e ' la paura dell’inferno, anche quello tributario.
Da che mondo è mondo d’altra parte potenze prepotenti, gerarchie intoccabili, arroganti plutocrati hanno lavorato intorno alla loro iniquità per darle una dimensione morale.

La crescita, l’abbondanza, l’accumulazione avrebbero bisogno di limiti sociali e etici. Il problema non sarebbe quello di porre limiti alla crescita ma di far crescere il senso dei limiti, sviluppare responsabilità e solidarietà rispetto all’invadenza del profitto. Peraltro anche senza istanze civili, il mercato e il potere, sempre al suo servizio, sapevano bene come fosse necessario tradurre in regole, precetti e azioni accettabili dai poveri, la loro cupidigia, la loro abbondanza e la loro esuberanza. E d’altra parte bisognava aggirare la diffidenza e il sospetto diffuso nei confronti dei mercanti considerati cattivi soggetti, ladroni e perturbatori dell’ordine sociale, dediti a raggiri e spregiudicate astuzie. È Weber che osserva come la comunità si proteggesse con la pietas dall’invasione disgregatrice della cupidigia .

E infatti l’equilibrismo più fantasioso e brillante del liberismo neoclassico è consistito nel tentativo di dimostrare che è perseguendo con determinazione il suo egoistico interesse che l’uomo economico produce il miglior risultato possibile in termini di benessere collettivo. E che si tratta di una condizione necessaria se non sufficiente per proteggere e mantenere il capitalismo. Come disse qualcuno, la pretesa di “buscar” l’oriente attraverso l’occidente o meglio ancora di perseguire la virtù attraverso il vizio.
Non occorre essere Marx o che ne so Polanyi per puntare il dito contro la colonizzazione mercatistica della società, contro la mercificazione e i suoi guasti sociali e morali, quando “le intelligenze si restringono, l’elevazione degli spiriti diventa impossibile, l’istruzione è disprezzata, lo spirito eroico è spento” (Adamo Smith).

La finanziarizzazione nella sua declinazione italiana ha fatto fare molti passi indietro, anche all’uomo economico: le intelligenze erano così ridotte che non potevano restringersi di più, gli spiriti talmente precipitati in un abisso da non poter essere riportati in superficie. Se prima si pensava che non era necessario che il capitalista fosse motivato da convinzioni morali ma bastava che si comportasse come se lo fosse, via via si è abbandonata anche questa educata rappresentazione. Si è cancellata quella zona franca costituita da una etichetta di regole, precetti, comportamenti e inibizioni, dando un riconoscimento come valore al cinismo, fino a esercitare un immoralismo talmente estremistico da attribuire virtù etica all’assoluzione preventiva dei misfatti.

Ha ragione il Simplicissimus il futuro sembra essere dei rottamatori che lo negano, dei fracassoni che sanno solo far rumore per riempire il vuoto di idee. Con le ideologie sono finiti principi, visioni, speranze se non quelle illusorie dell’affermazione e dell’accumulazione. alimentate nell’indifferenza per l’immobilismo e il ristagno dei redditi dei più mentre esplodevano quelli di pochissimi ma al tempo stesso nell’emersione illusoria di gratificazioni menzognere.
Si il disarmo morale del capitalismo “ tradizionale” contribuisce alla sua debolezza, e paradossalmente impoverisce tutti, con la pressione dei bilanci truccati, le società off shore, i derivati, l’immaterialità delle prenotazioni di risorse talmente future da non esserci. Ma ci impoverisce perché estrae da noi irresponsabili, miserabili interessi molto privati, antichi egoismi rivisitati, perché ci induce a rompere il piccolo salvadanaio per comprarci un brandello di impunità, per andare al mercato delle indulgenze anche prima di aver commesso il peccato, anche prima di aver tirato su il tramezzo, in modo da prevenire la tentazione dell’onestà.

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