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sabato 3 settembre 2011

Estetica della menzogna


Statua di Manuela Arcuri
Ogni epoca lascia segni di sé, le tracce del suo gusto, dei suoi rapporti di produzione, delle condizioni di vita, della sua tecnica, delle sue speranze e soprattutto delle modalità attraverso le quali esprime questa complessa trama di relazioni, riflette su stessa o cerca di recuperare la propria alienazione. Nel secolo scorso che è stato breve, ma così intenso da sembrare un millennio, possiamo ripercorre l'estetizzazione delle masse o la politicizzazione dell'arte, l'evoluzione della fabbrica come quella del palazzo, il progressivo abbandono dell'arte come riproduzione guidata dal sentimento. Non parlo della storia nel suo complesso che solo un illusione prospettica può far pensare come passato perché invece è tutta contenuta nel presente, come se la linea del tempo finisse per aggregarsi tutta in un punto, ma dei modi di espressione che invece sono variabili, tipici e finiscono per definire l'originalità creativa, il senso e le dinamiche di un periodo. Con una parola dell'estetica.

Monumento a Craxi
E certo possiamo domandarci quali tracce abbiano lasciato gli ultimi trent'anni di questa Italia, come e in che modo si siano espresse le relazioni della nostra società, cosa vedrebbe uno storico fra due secoli, cosa potrebbero dirgli i condomini squadrati come mattonelle del lego, dietro cui si intuisce la trama degli aiutini e delle buste o le rotonde spruzzate sulle strade o i libri costruiti dagli editor, la narrazione come streap tease senza riscatto della propria condizione, la commerciabilità come poetica della musica, la banalità ripetitiva, l'invenzione forzosa, il cinema tartufon o milioni di versi che verseggiano. Cosa porterebbero ad esempio di questi anni di reflusso e declino?


Il "bancomat" di Woityla
Non so, non c'è molto. Qui riporto alcune immagini che danno un panorama desolante della brutt'Italia, realizzazioni orrende perché insincere, immerse dentro la bugia mediatica  e il conformismo ideativo. Non s'intuisce una spinta, una sperimentazione, il bisogno di esprimere: sono soltanto feticci da abbandonare per strada, segnaposto per un nulla riempito di parole e di ripetizioni televisive. Sono la reificazione materiale delle menzogne che ci raccontiamo. Per questo falliscono clamorosamente e in una parola sono proprio brutte.

Montanelli dorato
Questo però ci riporta ad una millenaria discussione su etica ed estetica, se quest'ultima non può fare a meno della prima o può farsene beffe. L'arte o ciò che in questo torno di anni chiamiamo tale, è una severa maestra come fino a Kant si è fermamente creduto o una Madame Bovary che può fare di tutto per sfuggire alla banalità? Tutt'e due probabilmente. Nel senso che non vi è alcuna necessità pedagogica nella creazione e tuttavia essa ha bisogno di un ethos, di un sistema di valori e di una dialettica condivisa per poter esistere, di un senso del futuro e anche della collettività nella quale appunto comunicare. Ed è quello che è mancato alla società italiana nell'ultimo trentennio. Già il Paese è stato investito dalla tendenza generale del liberismo a concepire la totalità delle relazioni, comprese quelle decisive per le identità, differenze personali e sociali, come mediata dalla forma-merce, cosa questa che ha finito per spettacolizzare e teatralizzare la vita, prima dentro la televisione e poi davanti al computer .

Fontana del dialogo
 A questo si è aggiunta la particolare disposizione italiana ad accettare ogni menzogna purché salvaguardasse il particulare, il suggerimento continuo e mellifluo a infrangere le regole, a sentirsi corpo separato della società, a nutrire solo piccole speranze e prospettive personali. Insomma a smarrire ogni senso della comunità e dunque etico. La doppia morale come  bugia che ci si racconta l'un l'altro, il conformismo di slogan prefabbricati, tutto questo ha portato agli orrori che vedete e a nient'altro di memorabile.
Esse sono le bugie in pietra che lasceremo, un prodotto di una finzione collettiva che in definitiva è stata il solo collante di questi anni, l'unica verità collettiva.

Il Garibaldi rosso
La biglia di Marco Pantani


Padre Pio
Vasca dei capitoni

Statua di guido Rossa

Paolo VI


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